lunedì 31 gennaio 2011

Gran Turismo Veloce, Di Carne e di Anima, ovvero, ecco come ti faccio la copertina del nuovo album



Fotografare cose che non esistono è un'attività assai divertente, anche se richiede un grande impegno ed una buona dose di fantasia. In questo caso la fantasia ce l'ha fornita Francesco Serino, un giovane artista grossetano, che ha disegnato la copertina dell'EP dei Gran Turismo Veloce. Poi è arrivata la Lizard Records che ha sentito questo EP ed ha deciso di farne un album vero e proprio, e così i GTV, come sempre, sono venuti a piagnucolare da me, dicendo che volevano una copertina che desse un senso di continuità con l'EP, che fosse nuova, ma legata al passato, dato che l'album avrebbe contenuto sia tracce nuove, che tracce provenienti dal vecchio EP.
Dopo fiumi di lacrime, spargimenti di sangue ed una breve occhiata a "Pink Floyd. Visioni" di Storm Thorgerson, per entrare nel personaggio, siamo giunti alla conclusione che avrei dovuto fotografare la visione di Francesco Serino.


 Dovevamo dare carne e consistenza ad una traccia nera sul bianco.
L'idea era intrigante, e poi, per me, era un'opportunità per cimentarmi in un'impresa del tutto nuova, un genere di fotografia che non avevo mai praticato prima. So già che i più bacchettoni storceranno il naso, sentendo associare la parola fotografia ad un lavoro del genere, eppure di fotografia si tratta, perchè se ci sono dei tranci di pesce che volano, io devo fotografare questi tranci di pesce sospesi in aria, se ho bisogno di uno specchio, devo fotografare lo specchio, e così via, ed ogni cosa deve essere ripresa con la luce giusta, ogni parte deve apparire coerente, l'illuminazione deve essere credibile.
Il primo scoglio da affrontare è stato quello di individuare il tipo di pesce più adatto, doveva rispondere a due caratteristiche:
  1. Avere una forma simile a quella del pesce ritratto da Francesco
  2. Una volta fatto a fette doveva presetare dei tranci simili a quelli di un tonno o di un pesce spada.
Vi era poi una terza caratteristica, il pesce doveva avere dimensioni ridotte, in modo da non complicarci troppo la vita durante la fase di scatto.

Alla fine abbiamo optato per lo sgombro che, oltre
 alle tre caratteristiche citate, presenta il vantaggio di essere anche molto economico.
Così ho fatto la lista della spesa e mi sono messo a lavoro.


Avevo deciso di fare delle prove prima di cimentarmi negli scatti buoni, così ho allestito al volo un set in casa mia.

Le prove erano necessarie, perchè avevo delle perplessità relative a come far fluttuare i tranci, come fissarli e via discorrendo, inoltre, volevo farmi un'idea dell'effettiva fattibilità della cosa, prima di impiegare tempo ed energie in un progetto sbagliato. Ho preso il mio povero sgombro e mi sono messo ad affettarlo, tentando di rispettare il disegno di Francesco.



Lo so, da queste immagini sembro un sadico squartatore di pesci innocenti, ma posso assicurarvi che avevo in mente di mangiare il povero sgombro e che, essendo di stomaco sensibile, ogni volta che affondavo la lama nelle sue carni era come se mi tagliassi un dito.
Alla fine del lavoro, purtroppo, il pesce era ridotto così male che non è stato proprio possibile cucinarlo.

In casa avevo solo una lampada alogena, del filo da pesca, una scopa ed alcuni fogli di cartoncino bristol, così ho allestito il set arrangiandomi con quello che avevo, sempre pensando che gli scati buoni li avrei fatti in sala di posa, poi però, una volta scaricate le foto sul pc, ho deciso che avrei potuto utilizzare tranquillamente quelle, senza stare ad appestare anche la sala di posa con quell'olezzo di pesce infernale, che, per inciso, è rimasto appiccicato alle pareti di casa mia per giorni.


Se volete farvi due risate, vi invito a dare un'occhiata alle foto del set, perchè c'è veramente da divertirsi vedendo come mi sono arrangiato. 


Come ho detto: filo da pesca, una scopa ed un paio di sedie. Ho fissato i tranci al filo e li ho sospesi legando il filo alla scopa, che avevo posizionato tra le due sedie. Ovviamente, i tranci così sospesi ruotavano su loro stessi, cosa decisamente da evitare, dato che avendo solo una luce alogena, e non volendo tirare troppo sù gli iso, scattavo con tempi lunghi, perciò il movimento del trancio avrebbe rovinato la fotografia. Per bloccare meglio il mio sgombro, o meglio, quello che ne rimaneva, ho fissato i tranci anche al pavimento, sempre usando il filo da pesca.

Qualcuno di voi si domanderà perchè non ho appoggiato il mio pesce su una superficie piana, di fronte ad un fondale. La risposta è semplice, il trancio appoggiato, non essendo rigido, si sarebbe deformato, era necessario tenerlo in sospensione, anche per poterlo fotografare dalla giusta angolazione.

Se l'allestimento è ridicolo, lo schema di luci usato lo è ancora di più. Ho impiegato solo la mia lampada alogena e qualche cartoncino bianco. Ho fotografato separatamente il pesce intero, la coda, i tre tranci, la testa, ed una cornice che dopo l'elaborazione, sarebbe diventata il nostro specchio. La testa del pesce l'ho appoggiata direttamente sulla sabbia, presa sulla spiaggia che è a due passi da casa mia, pensavo che la cosa mi avrebbe facilitato la post produzione, ma, onestamente, avrei anche potuto farne a meno.

Una volta terminati gli scatti è cominciato il lungo lavoro di post produzione, ho montato il mio pesce sullo sfondo che avevamo scelto (anche questo composto da diverse fotografie), et voilà il gioco è fatto.

La fase di scatto è decisamente la più delicata, perchè, si deve fare in modo che tutti gli elementi che andranno a comporre l'immagine finale siano illuminati in maniera coerente.
Scattando si deve avere bene in mente quello che sarà il risultato finale, sia in termini di illuminazione che in termini di orientamento nello spazio. In questo io ero abbastanza avvantaggiato, poichè stavo seguendo il disergno di Francesco, perciò non ho dovuto fare un grande sforzo d'immaginazione.

La fase della post produzione è la più lunga, ma è sicuramente meno delicata, perchè nessuna modifica è definitiva. Quanto alla difficoltà, beh, quello dipende dalla dimestichezza che ciascuno di noi ha con i programmi di fotoritocco.

Spero che la sommaria descrizione di questo mio lavoro possa tornare utile a qualcuno di voi, ora non voglio annoiarvi oltre, perciò ecco qua il risultato delle mie fatiche.




Il packaging del cd, che è stato progettato e realizzato facendo a testate col gruppo e col valido Riccardo Calretti di CPT 2000, riserva qualche altra piccola sorpresa, perciò, se siete curiosi, vi invito a comprare l'album dei Gran Turismo Veloce.

Ora vi lascio col promo di "Di Carne, Di Anima", che altro non è che un breve backstage che ho realizzato durante la registrazione dell'album.



No, ancora non ho finito, oltre alla copertina ed al promo, abbiamo anche il solito noioso reportage fotografico, ecco qualche scatto.

Con questo chiudo, e ribadisco, comprate il nuovo album dei GTV, sono dei rompicoglioni, ma fanno della gran bella musica e per me è stato un vero piacere seguirli in questo progetto.